Positio super virtutibus

I – VIRTÙ IN GENERALE

Introduzione

Per il Catechismo della Chiesa Cattolica, “la virtù è una disposizione abituale e ferma. Essa consente alla persona non solo di compiere atti buoni ma di dare il meglio di sé, con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene, lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete”, sicché “tutto quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” .

Le virtù dell’uomo, allora, si rivelano ed agiscono come attitudini ferme, acquisite con l’esercizio intenzionale e che diventano disposizioni stabili, attenzioni abituali dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti umani e li ordinano secondo le nostre tensioni, li guidano nella nostra condotta, li immettono nelle scelte operative secondo il giudizio di ragione e di fede. Certamente esse richiedono impegno, maturità, equilibrio e totale libertà; in compenso producono facilità, padronanza di sé, gioia e pace nel condurre una vita buona a gloria di Dio e a beneficio dell’umanità.

Per il Catechismo, le virtù in generale vengono acquisite umanamente: sono i frutti di germi di potenzialità dell’essere umano che vengono attuate nella concretezza storica, in comunione con la grazia infusa dall’essere divino . Nella prospettiva biblica, ogni vita che viene da Dio possiede un rapporto a Dio dal quale sorge e del quale, con la virtù, diventa una manifestazione visibile: “il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire [e apparire] simile a Dio” . Per il NT, l’uomo è chiamato alla vita “nel regno dei cieli”, già comunicata nella vita di questo mondo (Gv 15,6) per cui ci chiamiamo e siamo “figli di Dio” (1Gv 3,2). Nella dinamica storica della vita esistenziale la virtù in generale, come la santità, prende i lineamenti esterni della persona in azione, ma questa manifesta sempre, anche esteriormente, la comunione con la santità di Dio (cf. il santo di Dio in Is 6,3). E ricorda Paolo per cui “Dio ci ha prescelti in Lui, perché fossimo santi e immacolati ai suoi occhi” (Ef 1,4). Per questo anzitutto si parla di “virtù in generale”, e di “uomini di Dio”.

La Lumen gentium sottolinea gli uomini chiamati alla santità che si deve manifestare, con le virtù in generale, nei frutti di grazia che lo Spirito Santo produce nei fedeli, e si esprime presso i singoli in varie forme. Ed essi “nel loro grado di vita [virtù in generale] tendono alla perfezione nella carità ed edificano gli altri” . Mons. Petagna, a somiglianza sofferta, voluta, sublimata, sempre più perfetta verso il “Pastore delle anime”, “amò la sua chiesa come sposa e diede tutto se stesso [come vittima] per santificarla” (Ef 5,25s).

1. Fonti biografiche

Le virtù eroiche in generale del Servo di Dio, vivente, pur nella difficilissima congiuntura storica della sua vicenda umana, furono testimoniate dal coro di quanti lo avvicinarono. Cominciando dai più lontani localmente, troviamo la voce de La Semaine Liturgique de Marseille che, all’annuncio della morte del Servo di Dio, si affretta a comunicare: “era sotto stampa questo numero, quando abbiamo appreso la dolorosa notizia della morte di mons. Vescovo di Castellammare, così noto, così venerato e così amato a Marsiglia dove ha vissuto a lungo in esilio […].

La vita del vescovo fu ammirabile per semplicità e virtù apostoliche” . Il canonico De Gregorio diceva nell’omelia esequiale: “egli tutto di Dio ne’ primordi della sua sacerdotal carriera, nel laborioso esercizio dell’Episcopato, dovea anche negli estremi giorni della sua vita lasciarci memoria di segnalata virtù […] l’angelica sua vita, la purità dei costumi, la dottrina di cui ornato aveva la bell’alma, tante opere di carità che parleranno sempre di lui” .

“Morto? no, signori, perché le sue fatiche, le sue opere non muoiono, e la storia imparziale prepara la penna per tramandare la sua pietà a’ superstiti. Sì, parlino per me i chiostri delle sacre vergini ne’ quali si sforzò di far rivivere lo spirito di particolari istituti, con la bellezza della vita comune, le spese da lui erogate per piantare un asilo alle perdute Maddalene convertite a penitenza, le segrete carità con cui correva per via di parroci e sacerdoti a sollevare il pericolo ovunque esistesse: in diebus peccatorum corroboravit pietatem” .

Il suo successore Servo di Dio Vincenzo Sarnelli, nei Ricordi biografici, lo ritrova anzitutto a Napoli, quale Rettore della chiesa di San Ferdinando di Palazzo. Qui promuoveva lo spirito di San Francesco Saverio e si fece notare per la sua pietà e per l’imitazione dell’esempio del “Servo di Dio D. Gennaro Maria Sarnelli, che in quella chiesa consumò gran parte della sua vita e disfogò, fra i palpiti di carità per Dio, i caldissimi affetti che nutriva per Castellammare” .

A Castellammare le sue eroiche virtù rifulsero in quanto “percorse la diocesi con una Santa Visita generale e consolò tutto il popolo, che per lui aveva un sentimento di affezione singolare. Solevano dire i sacerdoti e il popolo, che egli per la sua indole, per l’educazione e per la virtù riusciva loro attraente, che volentieri si spingevano a fare come egli voleva, anche quando non l’avessero voluto, perché non avevano animo di contristarlo, ché non lo meritava. Queste ed altre espressioni hanno sempre ripetuto a sua lode” . Persa ogni speranza di guarigione, “allora si conobbe meglio la sua virtù, il distaccamento dalla terra e l’unione con il suo Dio; Egli rimase come chi nulla perde e tutto guadagna, come chi è stato sulla terra solo di passaggio, come chi ha conosciuto gli uomini, ma solo in Dio” .

Michele De Iorio, in occasione della traslazione dei resti mortali dal cimitero comune alla Cattedrale, recitò con solennità i seguenti giudizi: “Ora, o Signori […] perché quest’omaggio unanime di venerazione e di affetto verso l’estinto? questo consenso singolare di encomii e di rimpianto da tutto un popolo, di ogni ordine e condizione? Perché tanto desiderio, tanta sollecitudine di rendergli onore pur dopo il lungo tempo dalla morte? Oh, fossero presenti qui coloro che con tanta deplorevole leggerezza, per odio, per mal talento, per empietà denigrano il Clero e l’Episcopato cattolico; vedrebbero in Mons. Petagna l’uomo di Dio, l’esemplare di esimie virtù, il benefattore amoroso dei simili. E queste doti, questi meriti, che elevano sopra la natura umana il vero Sacerdote di Cristo e lo fanno apparire sulla terra quale Angelo del cielo, sono la causa, per cui rinverdisce ora nei sentimenti del cuore la memoria di Mons. Francesco Saverio Petagna. In lui, difatti, Vescovo, rifulsero in grado eminente la perfezione della vita e lo zelo per la salute delle anime; la prudenza del governo e la cura paterna dei prossimi; la fermezza del carattere, la mitezza dell’umiltà; e tutto questo accoppiato ad una scienza robusta, che lo annoverò tra i più dotti Prelati contemporanei” . Come cristiano visse secondo i dettami della retta ragione illuminata dalla fede: “In tutti gli uffici del suo ministero il rimpianto vescovo Petagna riuscì un astro dei più luminosi; perciò la sua memoria è, e sarà in benedizione: In saeculum memoria eius in benedictione.

Egli brillò per la sua grande pietà, per la sua grande dottrina, per la sua grande carità” . Come sacerdote espresse un valore estrinseco rispetto alla scienza e rispetto alla storia: “Egli fu un Apostolo per l’esemplarità della vita, per lo zelo, per la carità. Mosso dall’interna pietà che gli infiammava il cuore, tutte le sue azioni venivano da essa informate e spiravano l’alito soavissimo sia che attendesse ai divini misteri, sia che si mostrasse in pubblico, sia che conversasse in privato. Dio era sempre la meta dei suoi pensieri, e tutto operava per lui ed in lui. A questo fine soltanto spendeva il suo tempo; e, ogni giorno, l’alba nascente lo trovava assorto nella preghiera e nella meditazione delle verità eterne. Dopo tale apparecchio, celebrato con l’ardore di un Serafino l’incruento Sacrificio, passava nelle altre ore della giornata, qual gigante animoso a percorrere la sua via, dal confessionale all’insegnamento della Sacra Scrittura nel Liceo Arcivescovile; dal Pergamo all’istruzione catechistica nelle Cappelle serali, dallo scrivere poderosi articoli per il celebrato periodico La scienza e la fede agli Esercizi spirituali, nelle Domeniche, presso i Missionari di San Vincenzo de’ Paoli, ai Vergini” .

“La sua pietà, fecondata dallo zelo indefesso, cresceva col procedere degli anni; ed ancora giovane, vien nominato Rettore della Chiesa di San Girolamo de’ Ciechi; di poi Catechista in quella di Regina Coeli, e, più tardi, anche Rettore della nobile Arciconfraternita di San Ferdinando. Era un apostolo il Sacerdote Petagna, e dell’apostolo come possedeva lo spirito, così esercitava mirabilmente gli ufficii. Versatissimo nelle scienze filosofiche e nelle teologiche, apprese da sommi maestri del Clero napolitano, si procacciava grande stima ed ammirazione. Aveva attinto segnatamente alla fonte originaria di esse, alla Bibbia, nella intelligenza della quale primeggiava fra tutti” . “Era un apostolo il Sacerdote Petagna, un operaio infaticabile nella vigna del Signore, e quindi non poteva mancargli quella virtù, che è vincolo di perfezione e compimento di tutta la legge, la carità, della quale spandeva d’intorno il sorriso confortevole di una fiorita beneficenza. Va nei pubblici Ospedali ad assistere gl’infermi, va nelle prigioni a sollevare i detenuti, va nelle abitazioni della sventura a portarvi la consolazione. Egli non godeva del vantaggio di un ricco patrimonio di famiglia, ma la Provvidenza divina soccorritrice amorosa dei suoi fedeli, gli somministrava i mezzi nella liberalità di persone pie e generose, attirate dalla fiducia che riponevano in lui. Era un apostolo il Sacerdote Petagna, e però, a dir breve, si circondava dello splendore delle altre virtù: dell’umiltà sincera, della pazienza longanime, della mansuetudine affabile, della prudenza discreta, sicché attuando pienamente il precetto di San Paolo a Tito: In omnibus praebe teipsum exemplum bonorum operum (Tit 2,7) presentava in sé il modello del perfetto sacerdote. Lo presentava con la luce di costumi intemerati, col fervore delle opere salutari, con la purezza della dottrina evangelica, con l’amore ardente a Dio e al prossimo, di guisa che il suo nome suonava lodato e riverito, come ora la sua memoria è in benedizione: In saeculum memoria eius in benedictione” .

“La sua tomba sia a noi una scuola: veniamo qui tutti a ritemprarci dello spirito nelle sante battaglie del Signore. Venite voi, o sacerdoti, ad ascoltare un’altra volta quella cara voce di padre che vi diceva: Figli siate buoni; siate pii e zelanti, siate apostoli della gloria di Dio. Venite, voi, o suore dei diversi Istituti ed in particolare voi, Vittime dei SS. Cuori, alle quali di frequente egli inculcava: Figlie, fatevi sante, tendete alla perfezione, e pregate, pregate per le anime. Venite di ogni età e condizione, uomini e donne e da quelle ossa, ricordevoli del passato, vi giungerà all’orecchio il fremito della parola ammonitrice, che suona: Onestà, Amore, Pace” .

“Il suo cuore palpitò per tutto ciò che era degno di commiserazione. Si raccontano di lui tanti episodi gentili: padri disoccupati, vedove infelici, fanciulle traviate o diseredate, che ricorrevano a lui sotto il peso della sventura, scendevano dall’Episcopio con un raggio di luce sul volto e nell’anima” .

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