La Congregazione

Religiose dei Sacri Cuori di Gesù e Maria

Il 16 luglio 1871 nasceva la Congregazione delle Vittime dei Sacri Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria, oggi Religiose dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, il vescovo Petagna realizzava il suo sogno di creare questa famiglia in cui il cuore di ciascuna suora battesse all’unisono con quello di Gesù così come avevano fatto i cuori di Maria e di Giuseppe nella casa di Nazaret.

Inizialmente la nuova fondazione aveva avuto la denominazione di Santa Famiglia poiché il fondatore Mons. Francesco Saverio Petagna l’aveva pensata proprio così, una famiglia, sull’esempio della famiglia di Nazaret, tanto che nel suo progetto iniziale l’aveva intitolata proprio alla Sacra Famiglia. Ma gli anni trascorsi in esilio a Marsiglia marcarono profondamente la personalità di Mons. Petagna, ebbe modo di incontrare più da vicino la spiritualità del Sacro Cuore, la spiritualità dell’Amore divino che si riversa pieno di misericordia su ogni uomo, e mi piace pensare che proprio partendo dal fatto che ogni famiglia si fonda sull’Amore, il nostro fondatore volle cambiare la denominazione della nascente Congregazione lasciando la famiglia di Nazaret come modello, ma sottolineandone una caratteristica, quella dell’imitazione di Gesù Vittima d’amore per ciascuno di noi.

Nelle Regole Originali così leggiamo: “l’unico oggetto, il quale deve avere ampio ed intero possedimento del cuore delle Vittime, è l’adorato Cuore di Gesù, ed i Cuori di Giuseppe e Maria sono da considerare come mezzi di aiuto e di stimolo fornitici da Dio a poter sempre più e meglio avvicinarci, penetrare ed innestarci nel Divin Cuore adorabile del Redentore”, e più avanti prosegue “la famiglia della casa delle Vittime dei Sacri Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria, deve andar sempre modellandosi sulla santa Famiglia di Nazaret, e questa dovrà tenersi da quelle sempre dinanzi agli occhi, come terso e vivido specchio di purissima luce, che riflessa nei loro cuori, vi formerà somigliantissima e santa immagine della beata unione in terra di quei tre sacratissimi Cuori.”

Il termine vittima, soprattutto oggi, ha un’accezione negativa, ma nella visione di mons. Petagna che ci pensava “vittime d’amore” a imitazione di Cristo Vittima d’Amore per le anime, si tratta di un ideale alto che spinge ogni religiosa a riversare nei cuori di coloro che incontra quell’amore che ella stessa ha ricevuto, quell’amore che attinge rivolgendosi “incessantemente, applicatamente, ardentemente attorno alla Vittima d’infinita carità, dimorante sempre viva … nei santi Tabernacoli… Quindi lo stare innanzi a questi in adorazione … non è da dirsi un’opera dell’Istituto, ma l’anima che inspira e dà vita a tutte le opere di carità, alle quali piacerà a Dio d’adoperarle”

Le necessità materiali e pastorali della diocesi erano tante e così varie che il vescovo non si preoccupò del fatto di avere già la presenza della vita religiosa in Castellammare di Stabia, volle invece rafforzarla comunicando attraverso questa nuova Congregazione il suo carisma, la sua spiritualità, il suo amore alla Chiesa e all’uomo.

 Le Regole che riuscì a completare e a donarci solo nel 1875, quattro anni dopo la fondazione e 3 prima della sua morte, sono uno specchio del suo ardente desiderio di vita di intima unione con Cristo sia agli ubertosissimi pascoli, sia sulla croce, ma anche di attenzione verso l’uomo quella stessa attenzione che aveva avuto il Signore Gesù incarnatosi per la salvezza degli uomini in ubbidienza al Padre fino alla morte e alla morte di croce: “Debbono pertanto le Vittime tenersi pronte ed abbandonate nelle mani di quell’Eterno Signore che il tutto dispone fortemente e soavemente, con ordine, peso e misura, secondo i tempi regolati dalla sua provvidenza infinita. Secondo Iddio dilaterà innanzi al loro sguardo l’orizzonte a percorrere, ed allargherà la cerchia al loro operare in carità, esse sempre docili e conformi allo spirito del loro Istituto correranno pronte dove l’infiammato zelo del Cuore di Gesù le andrà chiamando e non sarà povero, infermo, afflitto sia di corpo, sia di spirito, che non abbia a sperimentare la carità delle Vittime dei Sacri Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria“.

Mons. Petagna, pensò anche a proporci un mediatore nell’imitazione di Cristo e questi non poteva essere che San Francesco il grande innamorato di Gesù Crocifisso, che così ci esorta: “Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce” (Regole ed esortazioni, VI,1; FF 155).

La Congregazione delle Religiose dei Sacri Cuori si basa così su due grandi pilastri, le Regole del Fondatore e la Regola dei fratelli e delle sorelle del Terzo Ordine Regolare di San Francesco. 

Mi piace concludere questa breve presentazione con le parole del padre fondatore che così riassume la prima parte delle Regole: “Per raccogliere come in sommario il detto finora, e presentare come in scorcio l’idea di questo novello Istituto, concluderemo dicendo che alcune anime per divina chiamata, dopo aver dato un addio al mondo, ritirate nella Casa di Dio, sentitamente umili, profondamente mortificate, unite di cuore il più che possono a Gesù, morte a tutto, da povere, da obbedienti, da caste, strette da forte vincolo d’amore tra loro, veramente zelanti della divina gloria e del bene delle anime, si perdono interamente in Dio con l’amore, perché Iddio operasse in loro il bene pei prossimi con la carità; ecco il ritratto fedele delle Vittime dei Sacri Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria”.

Voglio augurarmi che chiunque ha la possibilità di incontrare una religiosa dei Sacri Cuori possa dire: è proprio quel “ritratto” tracciato dal vescovo Petagna!

Abbreviazioni:
FF = Fonti Francescane