Lettera del 30 luglio 1869

Figlioli dilettissimi in G. C

sebbene la lontananza fra noi non fosse la medesima di anni addietro per grossi mari e per alti monti, pure l’assenza è la medesima che ci prova della scambievole presenza. E tanto basta. Basta per far provare quei sentimenti che mi esternate nella vostra a me carissima, e che io egualmente sperimento verso di voi. L’amicizia nella gerarchia ecclesiastica, che vi conosce il suo nodo ed il suo centro in Colui che disse: Vos amici mei estis, è la più bella sulla terra. Solo però perfezionata nel cielo, non soffrirà più lontananze ed assenze; saremo sempre uniti, senza timore di separarci, là, dove mandiamo anticipatamente il nostro cuore ogni giorno, sursum corda.
Vi ringrazio adunque di quello che mi dite, e vi assicuro di altrettanto di me verso di voi. Veniamo al mio asinello, come chiamavanlo san Francesco. Qui il suolo essendo favorevole la stagione non fa trovare che fuoco: si respira fuoco nell’aria, si assorbisce fuoco nei bagni, si calpesta fuoco nella terra. perciò sperimento una prostrazione singolare di forze, ed un profluvio di sudore straordinario, dicono però che il prossimo giovamento lo avrò nel prossimo autunno. Del resto sit nomen Domini benedictum in tutto e sempre. Continuiamo a sovvenirci scambievolmente nelle nostre orazioni; vi prego di farlo assai per me essendo immenso il bisogno come io fo sempre per voi. Vi benedico tutti ed abbracciandovi caramente mi dico tutto vostro
Francesco Saverio Petagna